sabato 25 maggio 2019

Alla Ricerca Della Magia - Una Storia Di Gardaland --- CAPITOLO 6: Previsione




CAPITOLO 6: Previsione

- Fai silenzio o ci scopriranno!

Era una voce che Aida conosceva. Si voltò lentamente e scoprì di essere in compagnia di Aurora, la principessa maga, la sua maestra di incantesimi! Anche se indossava anch’ella una maschera antigas, i capelli blu ed il medaglione con una pietra rossa che portava al collo la rendevano facilmente riconoscibile.
Avrebbe voluto saltare e gridare dalla gioia, ma si rese conto che non fosse il momento adatto. Si limitò quindi ad abbracciare la principessa e versò qualche lacrima di felicità.
La principessa Aurora - da gardalandtribe.com

La maestra fece tornare l'allieva alla realtà e, in silenzio, le indicò una grotta nascosta in cui entrò, facendo cenno di seguirla.

L'interno della grotta era buio ed umido. Aurora con una magia fece comparire una piccola luce per illuminare il cammino.
Ad un tratto si fermò e spiegò ad Aida che poco oltre sarebbero arrivate ad un portale spaziotemporale che gli antichi maghi chiamavano “Oblivion". Col Pipedom era possibile controllare la forza dell'Oblivion e sfruttarla per fare viaggi nello spazio e nel tempo.
Disse all’allieva di prenderle saldamente la mano. Poi estrasse da una tasca una piccola spirale di un materiale grigio che doveva essere il Pipedom.
Le due ragazze fecero poi pochi passi prima di essere attirate con forza da una misteriosa energia. Aida aveva paura, ma si fidava della principessa e si impegnò a non mollare la sua mano e a tenere ben stretto il libro.

Il viaggio, poco piacevole, durò pochi secondi. Il portale di arrivo si aprì nella piazza del mercato di una città arabeggiante. Gli edifici erano bianchi con tetti ed ornamenti azzurri. Era la Città Blu.
La Città Blu - da tripadvisor.com

Aida aveva una forte nausea per il viaggio spaziotemporale, quindi Aurora le suggerì di seguirla al palazzo di un genio suo amico, a pochi passi da lì, dove la maghetta avrebbe potuto riprendersi.

Arrivate al palazzo furono accolte dal genio Aladino che insistette per offrire loro un caffè speciale, arricchito di un ingrediente segreto che fece rinvigorire subito Aida.

Qui finalmente Aurora spiegò tutta la situazione in cui aveva coinvolto la sua allieva, mentre anche il genio ascoltava con interesse.

- Dovete sapere che possiedo un cristallo magico: la Piramide della Preveggenza. Questa mi premette di vedere alcune cose che succederanno in futuro. Ecco: recentemente si è illuminata da sola e mi ha dato una visione terribile! Il mondo di Gardaland era nel caos e nella disperazione, governato da un mago tiranno, di cui purtroppo mi è stato impossibile capire l'identità. Questo mago possedeva uno strumento potentissimo:  lo Scettro dei Cinque Elementi.
Lui è alla ricerca degli oggetti necessari per costruirlo. Se lo ottenesse avrebbe dalla sua parte un'arma micidiale,  potrebbe scatenare il suo potere su tutto Gardaland e divenirne il re assoluto.
È un rischio che non possiamo correre! Per questo sto raccogliendo e nascondendo i Cinque Elementi in modo che quel mago tiranno non possa portare a compimento il suo piano.

Poi la maestra notò il libro incantato che Aida aveva con sé e decise che prima di tutto fosse necessario liberare l'allieva dalla sua maledizione. Ma per farlo sarebbe servita la polvere di una pietra magica che avrebbero trovato nella vecchia miniera fuori dal villaggio di Rio Bravo.

Intervenne Aladino: - Non serve che andiate fino a lì. Si dà il caso che io abbia una di quelle pietre nel mio palazzo e la metterò a vostra disposizione.

Fece un gesto con le mani e presto dalla porta della sala in cui i tre si trovavano entrò levitando un sasso azzurro lucente.

Aurora lo prese. Era friabile, quindi ottenerne una sabbiolina non fu difficile. Fece aprire il libro ad Aida e vi sparse sopra la polvere mormorando versi inintelligibili. Poi strappò una pagina del volume e le fece prendere fuoco. Infine prese tra le sue mani il tomo e lo chiuse per vedere se la magia avesse funzionato.

L'allieva sedeva ancora accanto alla maestra. Era stata liberata! La abbracciò grata.

- Questo – spiegò Aurora – era un libro incantato: basta conoscere il nome ed il volto di qualcuno per imprigionarvelo dentro. È meglio che da ora in avanti tu ti presenti con un falso nome agli sconosciuti. Sceglilo con calma.

Il genio Aladino offrì alle due maghe delle stanze per riposare dal momento che dovevano essere molto stanche. Entrambe accettarono l'offerta visto che ormai si stava facendo sera.



Mentre tutti nella Città Blu dormivano, la calma della notte venne interrotta da un forte rumore, come un'esplosione e una frana, che proveniva proprio dalla piazza del mercato…

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domenica 19 maggio 2019

Alla Ricerca Della Magia - Una Storia Di Gardaland --- CAPITOLO 5: L'Isola Volante

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CAPITOLO 5: L’Isola Volante (Flying Island)

Nel vuoto del libro Aida rifletteva. Era ovvio come funzionasse il tomo incantato: alla sua apertura la ragazza sarebbe stata liberata temporaneamente, ma alla chiusura del volume la maga sarebbe tornata ad essere imprigionata.

Si chiedeva se ci fosse un modo per tenere il libro aperto almeno per il tempo necessario per recuperarlo dalle mani di Elizer o Jackie e poi poter fuggire. Almeno sperando che i suoi avversari non avessero altre sorprese che ostacolassero questo piano…

Mentre era immersa in questi pensieri si addormentò.



Fu svegliata tempo dopo da una voce femminile che la chiamava per nome e la invitava a raggiungerla. Era la voce di Aurora! Per qualche motivo ora i piedi di Aida poggiavano per terra, come se ci fosse una forza di gravità che prima non c'era mai stata nel vuoto del libro. Approfittando di questo la ragazza cominciò a correre verso la voce chiamando a sua volta il nome di Aurora.
Ad un certo punto la vide, in lontananza, con i suoi lunghi capelli blu: Aurora! La ragazza riprese a correre ancora più veloce, ma… una forza misteriosa la tratteneva e la trascinava, lentamente ed inesorabilmente. Aida si voltò per vedere cosa fosse che la stava attirando ed ecco: un vortice di energia scuro e minaccioso, un buco nero! Ogni  tentativo di resistergli era inutile e la maga si stava avvicinando sempre di più all'oscurità. Aurora era sparita dall’orizzonte, nemmeno lei avrebbe potuto salvare Aida ora.

Era davvero la fine.

Lo sapeva.



Aida si svegliò di soprassalto. Per fortuna era stato solo un incubo, ma purtroppo si trovava ancora nel vuoto del libro.

Aveva aperto gli occhi da poco ed il volume venne riaperto.

Non era più nella S.P.A.C.E. Vertigo, ma all'aperto, in una foresta di abeti. Faceva freddo, probabilmente si trovavano in alto sul monte.
Oltre a lei c'erano Elizer, Jackie (che stava tenendo il libro) e una ventina di altri collaboratori, tutti con una divisa arancione su cui si leggeva “TASK FORCE“ ed una maschera antigas sul volto. Oltre a questi c'era un avvoltoio robotico, l'uccello meccanico che precedentemente aveva sottratto alla maga la bacchetta, appollaiato su un albero.

Il capo dell'organizzazione, Elizer, ordinò ad Aida di mettersi in fretta una maschera antigas ed un paio di guanti che erano stati messi a terra per lei: - In questa foresta – spiegò – si annida una sorgente di terribili virus alieni. In realtà sarebbero dei parassiti pluricellulari e non virus, ma ormai i seleniti li chiamano così. Non sappiamo esattamente come si trasmettano alle persone e tra le persone, quindi prendiamo tutte le precauzioni possibili.
L'obiettivo della nostra missione – continuò lo scienziato - è recuperare il Pipedom, che permette di viaggiare nel tempo. Con esso vogliamo tornare al passato, prima che l'epidemia diventasse un’emergenza, quando ancora si poteva prevenire. Ormai il problema è stato contenuto, ma le vittime dei primi anni sono state molte, quindi vogliamo tornare indietro nel tempo a salvarle. Costi quel che costi!

Aida si mise i guanti e la maschera. A un cenno dello scienziato l’avvoltoio riportò ad Aida la sua bacchetta magica. – Niente scherzi! – tuonò il capo della task force - Ora dovrai rivolgerti a quell'albero, quello bianco, e pronunciare l’incantesimo che è scritto sulla sua corteccia. Apparirà l’Isola Volante, il santuario degli antichi maghi seleniti. Solo un mago può farla apparire e solo un mago può entrarvi. Vai e prendi il Pipedom, che troverai nel tempio. Dopo ti libereremo.

Aida pensò di non avere scelta. Fece ciò che aveva detto Elizer. Pronunciò a fatica la formula magica, scritta in un vecchio dialetto selenita. Ed apparve…
L'Isola Volante - da mapio.net

L'Isola Volante era un grande edificio bianco a forma disco che fluttuava a decine di metri dal terreno. Una fune permetteva di raggiungere il tempio. Di norma il santuario era invisibile, la formula magica serviva per farlo apparire e per far calare la corda.

Non avendo scelta, la maga cominciò a salire la fune. Una grande fatica, saranno stati una cinquantina di metri da percorrere!

Arrivata in cima era esausta. Ma il pensiero che dopo sarebbe stata libera le diede rinnovata energia.
Entrò nell'edificio.

All'interno vi era un'unica sala, immensa, rotonda e bianca. Lungo le pareti correva uno stretto pavimento. Al centro della stanza vi era un enorme buco, che non dava sull'esterno, ma su una voragine nera di cui era impossibile percepire i limiti laterali e non se ne vedeva il fondo.
Fluttuante al centro del buco c'era un altare con sopra uno scrigno bianco. Dentro allo scrigno c'era sicuramente il Pipedom!

Aida scorse scritta sulle pareti un'altra formula magica. La pronunciò e comparve una barchetta a remi, anch'essa fluttuante. Vi salì e remò fino all'altare, navigando tranquilla come se fosse stata su un lago calmo.

Arrivata allo scrigno lo aprì e… sorpresa! Nello scrigno non c'era nulla se non un rivestimento in tessuto arancione ed un biglietto su cui era scritto:

“Prendo in prestito il Pipedom.
Lo riporterò presto.
Aurora”

La ragazza non sapeva più che fare. Stava per andare nel panico.
Fece dei respiri profondi. Si calmò. 
Tornata in sé decise di tornare da Elizer e spiegargli la situazione.

Ridiscese la corda e tornò dagli esploratori. Come ebbe messo piede a terra l'Isola Volante scomparve.

- Me lo hai portato? – chiese Elizer ansioso.
- Purtroppo no, qualcuno lo ha preso prima di me… - rispose la maga.
- Mi stai prendendo in giro! Jackie, chiudi il libro!

Aida non aveva alcuna intenzione di tornare là dentro e tentò il tutto per tutto: lanciò la sua bacchetta verso il tomo in modo che si incastrasse in esso come un segnalibro così che il volume non potesse essere chiuso completamente. E poi cominciò a correre verso Jackie che teneva il libro tra le mani.
Per fortuna il piano aveva funzionato e aveva dato ad Aida il tempo di cogliere di sorpresa l’esploratrice per riuscire a strappare di mano il tomo.

Aida poi fuggì più veloce che poteva, col libro sotto il braccio, inseguita dagli esploratori. Purtroppo non poteva usare la magia per fermarli perché la bacchetta le serviva per non far chiudere il volume.

Era una ragazza veloce ed agile e riuscì a seminarli.

Si fermò un attimo a riposare dietro un albero. All'improvviso l’avvoltoio robotico di Elizer la attaccò e stava per prenderle il libro quando un lampo di luce apparso dal nulla investì l'uccello, paralizzandolo e facendolo cadere a terra.

Qualcuno mise una mano sulla bocca di Aida per non farla parlare.
- Fai silenzio o ci scopriranno!

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venerdì 10 maggio 2019

Alla Ricerca Della Magia - Una Storia Di Gardaland --- CAPITOLO 4: Il libro

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CAPITOLO 4: Il libro

Aida decise di andare dagli esploratori per chiedere di potersi unire a loro. Pensava di aver già disturbato abbastanza il bibliotecario. Egli la salutò, ma prima le chiese il suo nome, affermando di odiare il fatto di non sapere come si chiamassero le persone con cui parlava. La maga si presentò, mentre l'uomo disse di chiamarsi Elizer.
Dopodiché Aida si diresse verso l'uscita della biblioteca.

Non visto, il bibliotecario estrasse da un cassetto un libro. Un libro incantato! Lo aprì e pronunciò il nome di Aida, la quale venne risucchiata da una strana forza e rinchiusa dentro al libro.

Ovviamente Aida era terrorizzata! Si trovava in un luogo completamente bianco, apparentemente senza confini. Non c'era un sopra e un sotto, la ragazza fluttuava in quello spazio vuoto.

Chiamò aiuto, sperando che qualcuno la sentisse. Niente.

Provò ad usare il cercapersone di Prezzemolo. Nulla.

Cercò di fare un incantesimo che la portasse fuori da lì, ma scoprì che non poteva fare magie lì dentro.

Era la fine? Cosa aveva fatto per meritarsi questo? Che stava succedendo?

Dopo un tempo indefinibile, probabilmente ore, durante il quale aveva cercato inutilmente di escogitare una strategia di fuga, Elizer aprì il libro e le permise di uscire.

Aida era furiosa e impugnò la sua bacchetta magica per lanciare un incantesimo contro il bibliotecario, ma questi richiuse il libro prima che la maga potesse pronunciare la formula. Così la ragazza si ritrovò nel luogo bianco ed infinito.

Vi restò per pochi secondi questa volta perché l'uomo riaprì subito il libro. Come Aida ebbe i piedi per terra un uccello meccanico le rubò la bacchetta e la consegnò al bibliotecario. Aida notò che non si trovavano più nella biblioteca.

- Cosa vuoi da me? – gridò la maga ad Elizer.
- Voglio assicurarmi che non mi scapperai e che mi aiuterai a trovare il Pipedom. Tu ora sei mia prigioniera, ti posso rinchiudere a mio piacimento in questo libro! E domani andremo alla ricerca del Pipedom. Se lo troveremo ti lascerò andare.

Aida avrebbe voluto ribattere, ma il tomo venne chiuso di nuovo e lei dentro di esso.

Passarono ore. Era disperata. Pianse.

Finalmente qualcuno aprì il libro. Lei era pronta a prendere a pugni il bibliotecario, ma fu sorpresa di non trovare lui, bensì una ragazza con una tuta arancione. Non importava, era sicuramente alleata con Elizer, quindi la maga decise di attaccarla per prendere il tomo e fuggire.

Tuttavia nella breve colluttazione il libro cadde a terra richiudendosi.

La sconosciuta riaprì il libro, ma questa volta si mise a una buona distanza per evitare di essere colpita da Aida.

- Calmati, ti prego!  E fa' silenzio! – disse l'altra ragazza sottovoce – voglio solo darti da mangiare…

Sempre tenendo qualche metro di spazio tra lei e Aida, lanciò alla maga una bottiglietta d'acqua ed un pezzo di pane.

- E tu chi sei? Cosa volete tutti da me? – gridò la maga.
- Shhh… fa’ silenzio altrimenti mi scoprono! Io sono Jackie e sto collaborando con Elizer per un importante progetto...
- Dove siamo?
- Zitta! Siamo nella S.P.A.C.E. Vertigo, la Sede Pianificata per l'Addestramento Cosmico degli Esploratori presso il monte Vertigo. Cerchiamo un modo per viaggiare nel tempo. – spiegò Jackie con calma.
- Ma io cosa c’entro in tutto questo? Cosa mi avete fatto? - chiese Aida disperata.
- Penso che Elizer ti veda come una risorsa… ed una minaccia, per qualche motivo. Devi fidarti di Elizer, ha dei modi un po' bruschi a volte, ma sa quello che fa…
- … dei modi bruschi… - la maga rise sarcastica – questi li chiami “modi bruschi"? Mi ha rapita!
- A volte quello che passa per la testa di uno scienziato lo sa solo quello scienziato. Ora prendi quel pane e quell'acqua, non ho molto tempo!

Non capendo, Aida fece quello che aveva detto la ragazza. Poi Jackie richiuse il libro.

Passarono alcune ore prima che quel tomo venisse riaperto.

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martedì 7 maggio 2019

Alla Ricerca Della Magia: Una Storia Di Gardaland --- CAPITOLO 3: La Luna

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CAPITOLO 3: La Luna

Aida voleva sapere cosa stava succedendo, quindi decise di partire per la Luna.
Raccolse le sue cose (una bacchetta magica, il foglietto con la lista ed una borraccia) e salutò Prezzemolo, che si era preso cura di lei. Il drago sarebbe rimasto nella sua casa albero perché attendeva visite, ma le diede un cercapersone per contattarlo in caso di bisogno.

Aida si diresse quindi alla stazione di Toy Town per prendere il Funny Express in direzione dello Spazioporto Mammut. Sarebbe stato un lungo viaggio per arrivare fino al Polo Nord.

Salì sul treno. Non c'era praticamente nessuno oltre a lei. Poco dopo la partenza si addormentò cullata dal moto del vagone.

- Luci gialle. Fuoco. Alberi. Buio. –

Si svegliò a terra. Aveva fatto di nuovo quel sogno…

Non ebbe tempo di pensarci troppo perchè sentì suonare una campanella: era l'ultima fermata, il Polo Nord.

Scese dal treno e si diresse verso l'edificio accanto alla stazione: lo Spazioporto Mammut. Da fuori era un edificio di metallo, grosso e grigio. Una specie di gigantesca lattina sdraiata. I razzi che partivano da qui avevano la forma di un treno, con la differenza che, ovviamente, potevano volare ad alta velocità.

Per farli partire era stato elaborato un particolare stratagemma: questi veicoli venivano posti su dei binari in salita, poi venivano accesi i motori e la salita-decollo veniva aiutata da una catena trainante molto potente. In pratica la spinta era data dai motori e dall’”effetto fionda” fornito dalla catena, mentre i binari permettevano di direzionare il lancio verso il cielo e lo spazio.
Razzi a forma di treno - da rollercoasterrevolution.eu

Aida entrò nello Spazioporto. Se il treno con cui era arrivata lì era quasi vuoto, lo Spazioporto era molto affollato.

La maga si fece strada verso il binario 15, diretto alla Luna. Ormai poca gente andava sul satellite e quindi a quella tratta era stato dedicato un veicolo piuttosto piccolo, giusto per una trentina di passeggeri. In ogni caso, quel giorno sarebbe bastata meno della metà dei posti in quanto l'unica viaggiatrice era proprio Aida.
Vista la situazione il pilota le proposte di fargli compagnia nella cabina di pilotaggio. Era un panda paffuto che sembrava simpatico. Aida accettò la proposta e prese posto accanto a lui.
Il panda Bambù - da nicolabianchini.it

Il panda si presentò: - Mi chiamo Bambù!
Anche Aida si presentò.
- Sai – riprese Bambù mentre accendeva i motori – Ho costruito io questo razzo. È una delle invenzioni di cui vado più fiero!
- Sei un ingegnere? – chiese Aida. Si stavano avvicinando alla rampa di lancio.
- Non proprio, mi piace di più definirmi un inventore. Invento cose come hobby, quando non sto guidando razzi. Ora tieniti forte!

3, 2, 1… DECOLLO!

Il razzo partì a forte velocità. Il cielo si avvicinava sempre di più e in poco tempo l'orizzonte da azzurro divenne sempre più scuro fino a diventare completamente nero punteggiato di stelle o chissà quali astri. Dritto davanti al razzo, la Luna, bellissima, si faceva sempre più vicina.

Dopo alcune ore atterrarono. Bambù informò Aida: - Ora devo tornare sulla Terra, tornerò fra 20 ore.
La maga non sapeva quanto si sarebbe trattenuta, ma ringraziò per l'informazione.

Aida uscì all'esterno, sulla Luna. Il Sole picchiava fortissimo. Si trovava nella capitale della Luna, Selene. I seleniti per strada erano pochi e frettolosi, tutti vestiti di arancione.
La maga si diresse verso una biblioteca, un edificio bianchissimo come tutti gli edifici della città. Entrò e chiese aiuto per trovare informazioni sul Pipedom, in particolare su dove si trovasse, pensando che dovunque fosse stato il Pipedom, lì avrebbe trovato Aurora.

Il bibliotecario era un tipo particolare. Senza capelli, aveva una benda su un occhio. Era magro, ma basso. Era vestito di arancione come era tipico tra i seleniti.

- Il Pipedom! – esclamò lui – È molto che non ne sento parlare. È un oggetto leggendario, per alcuni non esiste neanche! Si dice che permetta di fare viaggi nel tempo! Ammesso che esista, dovrebbe trovarsi nel monte Vertigo, oltre il Deserto dei Crateri. Spero che tu abbia un mezzo per arrivarci, perché a piedi sarebbero diversi giorni di cammino.

Aida non aveva un mezzo, ovviamente. Il bibliotecario si offrì di portarla lui stesso oltre il Deserto dei Crateri col suo fuoristrada, dopo l'orario di chiusura della biblioteca.
In alternativa, le disse, un gruppo di esploratori sarebbe partito da lì a poco per fare delle ricerche al monte Vertigo, magari Aida avrebbe potuto chiedere di unirsi a loro nel viaggio.

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