CAPITOLO 5: L’Isola Volante (Flying Island)
Nel vuoto del libro Aida rifletteva. Era ovvio come funzionasse il tomo incantato: alla sua apertura la ragazza sarebbe stata liberata temporaneamente, ma alla chiusura del volume la maga sarebbe tornata ad essere imprigionata.
Si chiedeva se ci fosse un modo per tenere il libro aperto almeno per il tempo necessario per recuperarlo dalle mani di Elizer o Jackie e poi poter fuggire. Almeno sperando che i suoi avversari non avessero altre sorprese che ostacolassero questo piano…
Mentre era immersa in questi pensieri si addormentò.
…
Fu svegliata tempo dopo da una voce femminile che la chiamava per nome e la invitava a raggiungerla. Era la voce di Aurora! Per qualche motivo ora i piedi di Aida poggiavano per terra, come se ci fosse una forza di gravità che prima non c'era mai stata nel vuoto del libro. Approfittando di questo la ragazza cominciò a correre verso la voce chiamando a sua volta il nome di Aurora.
Ad un certo punto la vide, in lontananza, con i suoi lunghi capelli blu: Aurora! La ragazza riprese a correre ancora più veloce, ma… una forza misteriosa la tratteneva e la trascinava, lentamente ed inesorabilmente. Aida si voltò per vedere cosa fosse che la stava attirando ed ecco: un vortice di energia scuro e minaccioso, un buco nero! Ogni tentativo di resistergli era inutile e la maga si stava avvicinando sempre di più all'oscurità. Aurora era sparita dall’orizzonte, nemmeno lei avrebbe potuto salvare Aida ora.
Era davvero la fine.
Lo sapeva.
…
Aida si svegliò di soprassalto. Per fortuna era stato solo un incubo, ma purtroppo si trovava ancora nel vuoto del libro.
Aveva aperto gli occhi da poco ed il volume venne riaperto.
Non era più nella S.P.A.C.E. Vertigo, ma all'aperto, in una foresta di abeti. Faceva freddo, probabilmente si trovavano in alto sul monte.
Oltre a lei c'erano Elizer, Jackie (che stava tenendo il libro) e una ventina di altri collaboratori, tutti con una divisa arancione su cui si leggeva “TASK FORCE“ ed una maschera antigas sul volto. Oltre a questi c'era un avvoltoio robotico, l'uccello meccanico che precedentemente aveva sottratto alla maga la bacchetta, appollaiato su un albero.
Il capo dell'organizzazione, Elizer, ordinò ad Aida di mettersi in fretta una maschera antigas ed un paio di guanti che erano stati messi a terra per lei: - In questa foresta – spiegò – si annida una sorgente di terribili virus alieni. In realtà sarebbero dei parassiti pluricellulari e non virus, ma ormai i seleniti li chiamano così. Non sappiamo esattamente come si trasmettano alle persone e tra le persone, quindi prendiamo tutte le precauzioni possibili.
L'obiettivo della nostra missione – continuò lo scienziato - è recuperare il Pipedom, che permette di viaggiare nel tempo. Con esso vogliamo tornare al passato, prima che l'epidemia diventasse un’emergenza, quando ancora si poteva prevenire. Ormai il problema è stato contenuto, ma le vittime dei primi anni sono state molte, quindi vogliamo tornare indietro nel tempo a salvarle. Costi quel che costi!
Aida si mise i guanti e la maschera. A un cenno dello scienziato l’avvoltoio riportò ad Aida la sua bacchetta magica. – Niente scherzi! – tuonò il capo della task force - Ora dovrai rivolgerti a quell'albero, quello bianco, e pronunciare l’incantesimo che è scritto sulla sua corteccia. Apparirà l’Isola Volante, il santuario degli antichi maghi seleniti. Solo un mago può farla apparire e solo un mago può entrarvi. Vai e prendi il Pipedom, che troverai nel tempio. Dopo ti libereremo.
Aida pensò di non avere scelta. Fece ciò che aveva detto Elizer. Pronunciò a fatica la formula magica, scritta in un vecchio dialetto selenita. Ed apparve…
L'Isola Volante era un grande edificio bianco a forma disco che fluttuava a decine di metri dal terreno. Una fune permetteva di raggiungere il tempio. Di norma il santuario era invisibile, la formula magica serviva per farlo apparire e per far calare la corda.
Non avendo scelta, la maga cominciò a salire la fune. Una grande fatica, saranno stati una cinquantina di metri da percorrere!
Arrivata in cima era esausta. Ma il pensiero che dopo sarebbe stata libera le diede rinnovata energia.
Entrò nell'edificio.
All'interno vi era un'unica sala, immensa, rotonda e bianca. Lungo le pareti correva uno stretto pavimento. Al centro della stanza vi era un enorme buco, che non dava sull'esterno, ma su una voragine nera di cui era impossibile percepire i limiti laterali e non se ne vedeva il fondo.
Fluttuante al centro del buco c'era un altare con sopra uno scrigno bianco. Dentro allo scrigno c'era sicuramente il Pipedom!
Aida scorse scritta sulle pareti un'altra formula magica. La pronunciò e comparve una barchetta a remi, anch'essa fluttuante. Vi salì e remò fino all'altare, navigando tranquilla come se fosse stata su un lago calmo.
Arrivata allo scrigno lo aprì e… sorpresa! Nello scrigno non c'era nulla se non un rivestimento in tessuto arancione ed un biglietto su cui era scritto:
“Prendo in prestito il Pipedom.
Lo riporterò presto.
Aurora”
La ragazza non sapeva più che fare. Stava per andare nel panico.
Fece dei respiri profondi. Si calmò.
Tornata in sé decise di tornare da Elizer e spiegargli la situazione.
Ridiscese la corda e tornò dagli esploratori. Come ebbe messo piede a terra l'Isola Volante scomparve.
- Me lo hai portato? – chiese Elizer ansioso.
- Purtroppo no, qualcuno lo ha preso prima di me… - rispose la maga.
- Mi stai prendendo in giro! Jackie, chiudi il libro!
Aida non aveva alcuna intenzione di tornare là dentro e tentò il tutto per tutto: lanciò la sua bacchetta verso il tomo in modo che si incastrasse in esso come un segnalibro così che il volume non potesse essere chiuso completamente. E poi cominciò a correre verso Jackie che teneva il libro tra le mani.
Per fortuna il piano aveva funzionato e aveva dato ad Aida il tempo di cogliere di sorpresa l’esploratrice per riuscire a strappare di mano il tomo.
Aida poi fuggì più veloce che poteva, col libro sotto il braccio, inseguita dagli esploratori. Purtroppo non poteva usare la magia per fermarli perché la bacchetta le serviva per non far chiudere il volume.
Era una ragazza veloce ed agile e riuscì a seminarli.
Si fermò un attimo a riposare dietro un albero. All'improvviso l’avvoltoio robotico di Elizer la attaccò e stava per prenderle il libro quando un lampo di luce apparso dal nulla investì l'uccello, paralizzandolo e facendolo cadere a terra.
Qualcuno mise una mano sulla bocca di Aida per non farla parlare.
- Fai silenzio o ci scopriranno!
Nel vuoto del libro Aida rifletteva. Era ovvio come funzionasse il tomo incantato: alla sua apertura la ragazza sarebbe stata liberata temporaneamente, ma alla chiusura del volume la maga sarebbe tornata ad essere imprigionata.
Si chiedeva se ci fosse un modo per tenere il libro aperto almeno per il tempo necessario per recuperarlo dalle mani di Elizer o Jackie e poi poter fuggire. Almeno sperando che i suoi avversari non avessero altre sorprese che ostacolassero questo piano…
Mentre era immersa in questi pensieri si addormentò.
…
Fu svegliata tempo dopo da una voce femminile che la chiamava per nome e la invitava a raggiungerla. Era la voce di Aurora! Per qualche motivo ora i piedi di Aida poggiavano per terra, come se ci fosse una forza di gravità che prima non c'era mai stata nel vuoto del libro. Approfittando di questo la ragazza cominciò a correre verso la voce chiamando a sua volta il nome di Aurora.
Ad un certo punto la vide, in lontananza, con i suoi lunghi capelli blu: Aurora! La ragazza riprese a correre ancora più veloce, ma… una forza misteriosa la tratteneva e la trascinava, lentamente ed inesorabilmente. Aida si voltò per vedere cosa fosse che la stava attirando ed ecco: un vortice di energia scuro e minaccioso, un buco nero! Ogni tentativo di resistergli era inutile e la maga si stava avvicinando sempre di più all'oscurità. Aurora era sparita dall’orizzonte, nemmeno lei avrebbe potuto salvare Aida ora.
Era davvero la fine.
Lo sapeva.
…
Aida si svegliò di soprassalto. Per fortuna era stato solo un incubo, ma purtroppo si trovava ancora nel vuoto del libro.
Aveva aperto gli occhi da poco ed il volume venne riaperto.
Non era più nella S.P.A.C.E. Vertigo, ma all'aperto, in una foresta di abeti. Faceva freddo, probabilmente si trovavano in alto sul monte.
Oltre a lei c'erano Elizer, Jackie (che stava tenendo il libro) e una ventina di altri collaboratori, tutti con una divisa arancione su cui si leggeva “TASK FORCE“ ed una maschera antigas sul volto. Oltre a questi c'era un avvoltoio robotico, l'uccello meccanico che precedentemente aveva sottratto alla maga la bacchetta, appollaiato su un albero.
Il capo dell'organizzazione, Elizer, ordinò ad Aida di mettersi in fretta una maschera antigas ed un paio di guanti che erano stati messi a terra per lei: - In questa foresta – spiegò – si annida una sorgente di terribili virus alieni. In realtà sarebbero dei parassiti pluricellulari e non virus, ma ormai i seleniti li chiamano così. Non sappiamo esattamente come si trasmettano alle persone e tra le persone, quindi prendiamo tutte le precauzioni possibili.
L'obiettivo della nostra missione – continuò lo scienziato - è recuperare il Pipedom, che permette di viaggiare nel tempo. Con esso vogliamo tornare al passato, prima che l'epidemia diventasse un’emergenza, quando ancora si poteva prevenire. Ormai il problema è stato contenuto, ma le vittime dei primi anni sono state molte, quindi vogliamo tornare indietro nel tempo a salvarle. Costi quel che costi!
Aida si mise i guanti e la maschera. A un cenno dello scienziato l’avvoltoio riportò ad Aida la sua bacchetta magica. – Niente scherzi! – tuonò il capo della task force - Ora dovrai rivolgerti a quell'albero, quello bianco, e pronunciare l’incantesimo che è scritto sulla sua corteccia. Apparirà l’Isola Volante, il santuario degli antichi maghi seleniti. Solo un mago può farla apparire e solo un mago può entrarvi. Vai e prendi il Pipedom, che troverai nel tempio. Dopo ti libereremo.
Aida pensò di non avere scelta. Fece ciò che aveva detto Elizer. Pronunciò a fatica la formula magica, scritta in un vecchio dialetto selenita. Ed apparve…
L'Isola Volante - da mapio.net |
L'Isola Volante era un grande edificio bianco a forma disco che fluttuava a decine di metri dal terreno. Una fune permetteva di raggiungere il tempio. Di norma il santuario era invisibile, la formula magica serviva per farlo apparire e per far calare la corda.
Non avendo scelta, la maga cominciò a salire la fune. Una grande fatica, saranno stati una cinquantina di metri da percorrere!
Arrivata in cima era esausta. Ma il pensiero che dopo sarebbe stata libera le diede rinnovata energia.
Entrò nell'edificio.
All'interno vi era un'unica sala, immensa, rotonda e bianca. Lungo le pareti correva uno stretto pavimento. Al centro della stanza vi era un enorme buco, che non dava sull'esterno, ma su una voragine nera di cui era impossibile percepire i limiti laterali e non se ne vedeva il fondo.
Fluttuante al centro del buco c'era un altare con sopra uno scrigno bianco. Dentro allo scrigno c'era sicuramente il Pipedom!
Aida scorse scritta sulle pareti un'altra formula magica. La pronunciò e comparve una barchetta a remi, anch'essa fluttuante. Vi salì e remò fino all'altare, navigando tranquilla come se fosse stata su un lago calmo.
Arrivata allo scrigno lo aprì e… sorpresa! Nello scrigno non c'era nulla se non un rivestimento in tessuto arancione ed un biglietto su cui era scritto:
“Prendo in prestito il Pipedom.
Lo riporterò presto.
Aurora”
La ragazza non sapeva più che fare. Stava per andare nel panico.
Fece dei respiri profondi. Si calmò.
Tornata in sé decise di tornare da Elizer e spiegargli la situazione.
Ridiscese la corda e tornò dagli esploratori. Come ebbe messo piede a terra l'Isola Volante scomparve.
- Me lo hai portato? – chiese Elizer ansioso.
- Purtroppo no, qualcuno lo ha preso prima di me… - rispose la maga.
- Mi stai prendendo in giro! Jackie, chiudi il libro!
Aida non aveva alcuna intenzione di tornare là dentro e tentò il tutto per tutto: lanciò la sua bacchetta verso il tomo in modo che si incastrasse in esso come un segnalibro così che il volume non potesse essere chiuso completamente. E poi cominciò a correre verso Jackie che teneva il libro tra le mani.
Per fortuna il piano aveva funzionato e aveva dato ad Aida il tempo di cogliere di sorpresa l’esploratrice per riuscire a strappare di mano il tomo.
Aida poi fuggì più veloce che poteva, col libro sotto il braccio, inseguita dagli esploratori. Purtroppo non poteva usare la magia per fermarli perché la bacchetta le serviva per non far chiudere il volume.
Era una ragazza veloce ed agile e riuscì a seminarli.
Si fermò un attimo a riposare dietro un albero. All'improvviso l’avvoltoio robotico di Elizer la attaccò e stava per prenderle il libro quando un lampo di luce apparso dal nulla investì l'uccello, paralizzandolo e facendolo cadere a terra.
Qualcuno mise una mano sulla bocca di Aida per non farla parlare.
- Fai silenzio o ci scopriranno!
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