domenica 28 giugno 2020

LUDPAT IN AZIONE - EPISODIO 9: MOUNT MYSTERY (AREA)

Questa è la mia proposta per la sfida #armchairimagineering di Rob Yeo Design (su Instagram): immaginare l'ingresso per un'area di nome "Mount Mystery".

Un semplice cartello non lontano dalla montagna spiega da dove viene il suo nome. Il 1 ° luglio del 1920 l'esploratore Marcus Mystery si avventurò all'interno del monte in cerca di oro, gemme o qualunque cosa vi potesse trovare. Non tornò mai indietro e la gente dei villaggi vicini cominciò a chiamare la montagna "Monte Mystery". Altri avventurieri vi entrarono successivamente, ma nessuno di loro fece ritorno.


Cosa si nasconde nelle grotte di Monte Mistery? 

Hai il coraggio per scoprire i suoi segreti? 
Sei pronto ad affrontare i suoi pericoli?
Monte Mistery, di Ludpat Mike 

Dall'esterno si vede una montagna ricurva con un occhio. Ogni pochi minuti l'occhio si apre e si guarda intorno. Un fiume scorre a spirale attorno alla montagna e alcuni gommoni vi galleggiano sopra seguendo la corrente. [Una volta dentro si scopre che il fiume è in realtà formato dalle lacrime della montagna] Di notte l'occhio si illumina.



L'entrata ad uno dei tre tunnel, di Ludpat Mike

Ai piedi della montagna ci sono gli ingressi a tre tunnel di colore rosso scuro che portano alle sue viscere. Ogni ingresso ha un "arco" di 14 pietre taglienti, simili a denti. Ogni tanto appare un’inscrizione misteriosa [in uno strano linguaggio* c'è scritto “FEED MY HUNGER", cioè “NUTRI LA MIA FAME"]. 


La parte superiore di un giro della morte nero passa sopra all'ingresso centrale, col tracciato che esce e rientra in dei crateri [il treno delle montagne russe rappresenta una lingua gigante]


C'è un profumo dolce, come se ci fosse caramelle dentro la montagna. In realtà questo aroma è prodotto dal monte stesso che cerca di attirare vittime ignare così che entrino e diventino il suo prossimo pasto...


[all'interno ci sono: 

- un roller coaster (La Lingua)
- delle rapide (Il Fiume Di Lacrime
- un parco giochi (Le Viscere). 

C'è anche un ristorante fast food (Il Posto Sicuro), che è il luogo in cui Marcus Mystery (come altri esploratori) ha trovato rifugio ed è sopravvissuto, pur non riuscendo mai ad uscire dalla montagna] 


*La lingua che uso qui è stata inventata da @geronimo_stilton_official


[Ludpat Mike]


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mercoledì 24 giugno 2020

Alla Ricerca Della Magia - Una Storia Di Gardaland --- CAPITOLO 31: Monte Popa

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CAPITOLO 31: Monte Popa

L'indomani mattina i sette salirono sulla Globosfera e si teletrasportarono ai piedi del monte Popa, in Birmania. Era un vulcano ormai spento, sulle cui pendici erano stati costruiti numerosi templi dedicati al culto degli spiriti “nat".
Ma l'obiettivo del gruppo non era raggiungere uno di questi edifici, bensì addentrarsi nelle viscere del vulcano, dove era custodito il Sasso di Àrret. 
Cercando un accesso T-Gey scorse un fiume che arrivava (o proveniva?) ad una caverna ai piedi dell'antico vulcano. La Globosfera non sarebbe riuscita ad entrare in quel passaggio, ma lì vicino c'era quello che sembrava un deposito abbandonato di gommoni per fare rafting. C'erano anche dei remi per pagaiare. Le imbarcazioni, gialle e rotonde, erano in buono stato e grandi abbastanza da far accomodare tutti. 
Per sicurezza però si divisero: su un gommone Aida, Aurora, T-Gey  e Claudio, sull'altro Morgana, Pagui e Bambù. Se si fosse bucato uno dei due, ci sarebbe stata comunque un’imbarcazione disponibile. 

Scoprirono che il fiume scorreva nel senso opposto rispetto a quello utile, facendo allontanare i gommoni dalla grotta. Aida fece un incantesimo per invertire la corrente e questo permise al gruppo di entrare nella caverna.

L'interno del monte era buio, occasionalmente illuminato da rigagnoli di lava incandescente. Strano, non doveva essere un vulcano inattivo?
Morgana creò delle torce per tutti così che potessero vedere qualcosa.

Arrivarono alla fine della parte navigabile del fiume. Oltre c'era solo una grossa cascata, troppo ripida per poter essere percorsa con i gommoni. In una parete c'era l'apertura di un tunnel.

T-Gey rimase indietro per assicurarsi che la corrente non portasse via i loro mezzi di trasporto mentre il resto del gruppo andò avanti seguendo la galleria, che sembrava costruita dall'uomo. 

Gli amici giunsero ad un bivio. Il tunnel che avevano seguito terminava a T con due aperture.
Esplorando quegli ingressi con la torcia, Claudio trovò dei simboli. Bambù osservò le inscrizioni e riconobbe in una la figura che nei libri era associata al Sasso di Àrret. 
Anche Pagui indagava quelle immagini e ricordò di aver visto quella vicina all'altro ingresso mentre leggeva del Fiume delle Anime. Avvicinando l'orecchio poteva inoltre sentire il rumore di un corso d'acqua. Tenne per sé queste scoperte. 

Il gruppo prese la strada indicata da Bambù. Dopo pochi passi il gabbiano disse che non si fidava di T-Gey e quindi sarebbe tornato ai gommoni. A nulla valsero le proteste degli altri, Pagui era irremovibile sulla sua decisione ed insisteva per essere lui e nessun altro a tornare indietro. 

Bambù intuì le vere intenzioni dell'amico e gli chiese con calma: - Sei sicuro? 
- Sì, assolutamente. 
Poi il panda gli sussurrò all'orecchio: - È un addio?
Il gabbiano rispose con rassegnazione, senza farsi sentire dagli altri: - Sì, è un addio…
- Pensaci bene, non si torna indietro. 
- Lo so.
- Spero cambierai idea prima che sia troppo tardi. 

Dopo aver detto questo Bambù abbracciò Pagui. Nell'oscurità non si vedeva, ma entrambi avevano gli occhi lucidi.

Si separarono e proseguirono in direzioni opposte. 



Pagui aveva preso una decisione. Se si fosse sacrificato al Fiume delle Anime Prezzemolo sarebbe tornato in vita e lui e Aurora sarebbero stati felici insieme. Tra l'altro aveva il presentimento che il drago sarebbe stato più utile per contrastare Lord Siberius.

Prezzemolo era stato fortunato in vita. Aveva trovato una persona speciale che aveva ricambiato i suoi sentimenti. 
Non era andata così per Pagui. Si era innamorato di qualcuno che di certo non poteva riamarlo. Aveva già una famiglia e pure un bambino. Era il suo migliore amico, Bambù. 

Il gabbiano aveva sperato che andare a vivere lontano, a Rio Bravo, lo avrebbe aiutato a cambiare idea e a dimenticarsi della sua infatuazione, ma il destino lo aveva fatto ritrovare con l'inventore. Ed era tornato tutto come prima. Questo lo faceva soffrire davvero tanto.

Anche il canto delle sirenette lo aveva confermato: la visione del suo più grande desiderio era stata proprio un panda, Bambù. Non un panino come aveva detto agli altri sembrando uno sciocco.

L'amico lo aveva capito, ma non poteva fare altro che essere gentile con lui. Magari non lo fosse stato! Magari lo avesse allontanato! 

Ma ormai era arrivato al Fiume. Lo assalì il dubbio. Era la cosa giusta da fare? Ne valeva la pena?

Chiuse gli occhi e fece un lungo respiro.



Gli altri erano giunti all'ingresso di una sorta di camera. Sembrava un piccolo tempio. C'erano un gong, un altare di pietra e vari bastoni (forse scettri sacri?) a terra. Pareva che fosse stato abbandonato in fretta.
Lungo le pareti scorrevano dei rivoli di lava. 

Per terra al centro della camera si trovava un sasso verde grande come un pugno: il Sasso di Àrret. Aurora ne avrebbe preso il potere e sarebbe diventata Strega della Terra.

Claudio guardava incuriosito uno dei ruscelletti incandescenti, che ad un certo punto perse qualche goccia di lava. Questo fece spaventare il ragazzo che fece un balzo all'indietro, perse l'equilibrio, cercò di fare qualche passo per stare in piedi, ma cadde. Nella caduta, senza volerlo, spinse lontano Aurora. Mentre il maghetto si rialzava preoccupato per la principessa mise una mano sul Sasso di Àrret. 

Venne percorso da una strana energia e poi si sentì stanco, come se avesse la carne greve. 

Morgana lo rimproverò: - Ma che hai fatto? Dannazione! Non sai neanche stare al tuo posto, tu inutile…
Aurora la interruppe: - Morgana, calmati. Questo è il volere del fato. Doveva succedere e basta.

La terra iniziò a tremare, i rivoli di lava cominciarono a perdere molta sostanza incandescente. 

Come preso da un istinto, Claudio fece un incantesimo e bloccò la lava. Capì che il vulcano non era spento, ma solo controllato dalla magia. Quindi ampliò l’azione dell’incantesimo e tenne a bada il vulcano. 

Non sapeva per quanto (e se) avrebbe funzionato, quindi invitò tutti a correre via da lì. Poi tese una mano verso Aurora per aiutarla a rialzarsi, ma Bambù lo fermò. Spiegò che ora Claudio aveva una forza sovrumana difficile da controllare, quindi anche solo stringere la mano di qualcuno sarebbe potuto esitare in una frattura della mano del malcapitato. 

Quindi Bambù e Aida aiutarono la principessa e dopo tutti si avviarono rapidamente verso l'uscita. 

Lungo la strada, con grande sorpresa incontrarono… Prezzemolo! 



Lo Scettro dei Cinque Elementi si era illuminato di verde. Ora Lord Siberius non poteva più ignorare la cosa e chiese allo strumento incantato di fargli capire cosa stesse succedendo.

Esso produsse uno schermo di fumo in cui il Re Indiscusso poté vedere i suoi nemici ottenere i poteri del Fuoco, dell'Aria e della Terra. Evidentemente speravano di contrastarlo con la antica magia dei Quattro Elementi. Erano riusciti a trovare una scappatoia ed ora Siberius non era più l'unico mago al mondo. 

Voleva contrastarli, ma avrebbe dovuto scegliere accuratamente ed in fretta la sua mossa successiva: andare ad Atlantide per distruggere la Roccia di Aùkka o attenderli a Lomur assemblando un esercito più potente con più calma?


[Ludpat Mike] 

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martedì 9 giugno 2020

Alla Ricerca Della Magia - Una Storia Di Gardaland --- CAPITOLO 30: Il villaggio dei folletti

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CAPITOLO 30: Il villaggio dei folletti

Il gruppo attraversò l'arcata di pietra che solo Morgana riusciva a vedere. Oltre questa vi era un villaggio di piccole case di pietra. 
Per le strade si avvicendavano disordinatamente degli individui bassi (saranno stati alti sì e no mezzo metro) e vestiti di verde. Era tardo pomeriggio e quei piccoli uomini stavano probabilmente tornando ognuno alla propria dimora.

Uno di loro vide i nuovi arrivati e gridò: - Intrusi! Hanno trovato il portale! Hanno la magia, mettiamoci in formazione di attacco! 
Quindi tutti si organizzarono in file non molto ordinate creando uno scudo di energia magica. Morgana rispose con un incantesimo che fece sparire in un attimo quella barriera.
Gli ometti erano confusi e spaventati e scapparono in tutte le direzioni disperdendosi. Si fece avanti Aurora dicendo che non avevano intenzione di far loro del male, ma cercavano solo la Gemma di Aìra per far tornare la magia nel mondo di Gardaland. 

I folletti erano dubbiosi e  dovettero consultarsi fra loro. Erano davvero tanti e molto simili fra loro.

Mentre quelli discutevano Aida e Bambù in particolare erano incuriositi da quel villaggio. C'era una strada principale più o meno dritta che partiva dal portale e si allontanava ben oltre le case. Da questa si diramavano numerose viuzze secondarie.
Le abitazioni erano veramente moltissime, tutte fatte in modo simile, con delle pietre, ma diverse per forma. Al massimo erano alte un metro e mezzo circa.

Gli ometti presero una decisione e permisero ad un componente del gruppo di assumere il Potere dell'Aria, ma sarebbe stato scelto da loro. Claudio propose anche che fosse uno dei folletti ad unirsi al gruppo, ma un portavoce del villaggio spiegò che lì ogni abitante aveva solo una frazione di potere della Gemma. In questo  modo tutti potevano godere della sua magia, ma nessuno sarebbe stato potente in modo eccessivo, tale da sopraffare gli altri. Così ogni solstizio d'inverno o di estate tutti i folletti, tenendosi per mano, con un particolare rito, si spartivano il Potere dell'Aria così che lo potessero usare anche eventuali nuovi nati (nascevano da un albero incantato in quei giorni dell'anno). Perciò il potere di uno solo di loro non sarebbe bastato. 

Il villaggio aveva designato Aida per diventare Fata dell'Aria.



Aida, separata dal gruppo, venne condotta dai folletti in una radura non molto ampia. Al centro di questa vi era una roccia in cui era incastonata una gemma gialla e lucente, non più grande di una nocciola. Il Sole cominciava a tramontare.

La maghetta aveva ai piedi un paio delle scarpe di ferro avute dal fabbro di Camelot. Le era stato detto che chi avesse portato il Potere dell'Aria sarebbe diventato così leggero da non essere più attirato a terra dalla forza di gravità. Per questo doveva affidarsi ad un oggetto molto pesante per rimanere attaccato al terreno e non volare via in modo incontrollato. 

Aida si fece coraggio e toccò la gemma con entrambi gli indici. Venne invasa da una scarica di energia, poi non provò più alcun timore per nulla. Ogni pensiero negativo era sparito. C'era solo una sensazione di beatitudine e di disinteresse per tutto. Qualsiasi preoccupazione era sparita dalla sua mente.

I folletti la riportarono al villaggio. Aida sembrava ubriaca. Bambù spiegò che chi assume il Potere dell'Aria ha una tendenza alla superficialità ed una amnesia per i ricordi negativi di eventi successi prima di aver  toccato la Gemma.

Morgana non sopportava di vedere la maghetta in quello stato. Le diede due schiaffi per farla tornare in sé. 
Questo funzionò in parte. Aida cominciò a ricordare chi fosse la strega, ma confessò di non avere idea di chi fossero gli altri.

Il gruppo si allontanò dal villaggio dei folletti per andare alla ricerca dell'elemento della terra. Durante il viaggio tutti cercarono di far ricordare all’amica la loro missione e le avventure che avevano vissuto insieme.



In una capanna ai confini di Lomur una contadina, Elisabetta (detta Betty), rincasò. Metà del suo raccolto era stato sottratto per ordine di Lord Siberius.

Ospitava un uomo, Sergio, che il giorno dopo dopo che Siberius aveva assunto il potere aveva bussato alla sua porta e la aveva implorata di dargli riparo. Per sdebitarsi la aiutava col lavoro nei campi ed in casa. Lui aveva appena smesso di spaccare della legna.

Betty si lamentò del nuovo Re Indiscusso. Le tasse erano aumentate di molto. Aveva paura di non riuscire a provvedere al suo bambino. Almeno il precedente Re Astor era un buon regnante, mentre Siberius sembrava solo un oppressore. 

Sergio sospirò e le disse di farsi forza. Forse sarebbe arrivato un aiuto prima o poi…



Quella sera i sette rimasero a riposare a casa di Bambù. 

Claudio giocò col piccolo Loto. Izumi, Aurora e Morgana chiacchierarono a lungo bevendo del tè. T-Gey e Aida si ritirarono presto, stanchi per la lunga giornata. 
Bambù, spaparanzato su un divano, guardava il figlio giocare col maghetto mentre Pagui su una poltrona leggeva distrattamente un libro sulla storia della magia. Qualcosa catturò l'attenzione del gabbiano, che chiese all'amico inventore: - Bambù, che cos’è il “Fiume delle Anime"?
Il panda rispose: - Se non ricordo male è un fiume che scorre vicino al luogo dove troveremo il Sasso di Àrret. 
- È vero quello che dice qui? Che può riportare in vita i torti?
- I morti, può riportare in vita i morti. Ma solo se avviene uno scambio. Un'anima per un'anima. 
- In pratica è un sacrificio…
- Sì, esatto. Ma perché questo interesse? 
- Niente, mi sembrava solo una cosa curiosa.
- Comunque è una leggenda di cui parlano in pochi. Soprattutto perché praticamente nessuno ne ha usato il potere. 
- Una leggenda… come Atlantide…
- Già…

[Ludpat Mike] 

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Alla Ricerca Della Magia - Una Storia Di Gardaland --- CAPITOLO 29: Zio/Camelot

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CAPITOLO 29: Zio/Camelot

Lord Siberius per quanto facesse magie con o senza lo Scettro non riusciva in alcun modo a trovare il Re di Lomur. O era morto – ma sarebbe stato strano che non riuscisse a trovarlo comunque – o era nascosto da qualcosa di magico. Ma anche questa seconda possibilità non lo convinceva. Davvero lo Scettro dei Cinque Elementi non era onnipotente? Davvero qualcosa era in grado di bloccarne la magia?

Un servitore lo chiamò attraverso un apposito specchio incantato e gli comunicò che parte dei nuovi appartamenti reali erano ormai abitabili. 

Questa era una notizia che rallegrò di poco il Re Indiscusso. Ma era meglio di niente. Si preparò per andare a vivere dove prima c'era il castello del suo nemico.
Prese lo Scettro, ma, prima che potesse pronunciare un qualsiasi incantesimo, l'oggetto si illuminò, questa volta di giallo. Che cosa poteva significare?



A bordo della Globosfera Bambù ai posti di comando, Pagui a dare indicazioni e gli altri cinque nei posti dei passeggeri lasciarono il Regno di Atlantide e risalirono in superficie. 

Tornarono al porto da cui erano partiti. Qui Pagui volle scendere un attimo: aveva visto un volto noto passeggiare sulla spiaggia. 

Si avvicinò a quello che sembrava un capitano. Era un personaggio pennuto, in carne e con una benda sull'occhio sinistro. 

- Zio! – chiamò il gabbiano. 
- Pagui? Sei proprio tu? 

I due si riconobbero e si abbracciarono.
Lo zio chiese cosa ci facesse lì il nipote e cosa avesse fatto in tanti anni in cui non si erano visti. Pagui non si era fatto sentire quasi per nulla da quando era partito per Rio Bravo con T-Gey.

Pagui non aveva tempo di raccontargli tutto, ma consegnò al capitano un diario spiegando: - Qui ho raccolto i miei ricordi di tutti questi anni. Tienilo tu. Se va tutto bene quando tutto sarà finito ne parleremo e ne rideremo insieme. Come una volta… Mi sei mancato, zio!
- Anche tu mi sei mancato, Pagui! Ma vuoi spiegarmi almeno che sta succedendo?
- È tutto scritto nel diario. Comunque stiamo salvando il mondo.
- Sempre in cerca di avventure, eh?
- Già. Dobbiamo riportare la magia nel mondo di Gardaland. 
- E perché, scusa? Mica sei un mago, tu. Forse stiamo meglio senza magia…
- Ma zio, la magia c'è ancora! Ma è nelle mani di un solo stregone malvagio.
- Ah… mah, sono troppo vecchio per seguire tutte queste cose… ma se è importante per te, beh… immagino che ne valga la pena.
- Già. 
- All’arrembaggio, Pagui! – disse come se fosse una formula di saluto, agitando un pugno in aria. 
- All’arrembaggio, zio!
I due si abbracciarono di nuovo e poi si congedarono. 



La tappa successiva era la città di Camelot per cercare la gemma di Aìra. In realtà la vera meta era la Foresta Antica, lì vicino. 

Quando arrivarono trovarono la città popolata da grandi salamandre che sputavano fuoco. Gli abitanti erano ben nascosti in piccole fortezze e guardavano con preoccupazione i nuovi arrivati, forse temendo per la loro incolumità. 

Aurora notò a terra un cappello a punta che le sembrava di riconoscere. Quando le venne in mente chi poteva esserne il possessore si mise le mani nei capelli per lo sgomento.

La porta di una fortezza si aprì e qualcuno chiamò gli stranieri a nascondersi dalle salamandre. Il gruppo non se lo fece ripetere due volte.

Numerosi cittadini erano stipati nella fortezza. Aurora chiese ad un uomo cosa fosse successo. 
Quello rispose che dopo che il Mago Merlino aveva perso i poteri le salamandre avevano invaso la città dal momento che era venuto meno l’incantesimo che le teneva lontane. Il Mago aveva cercato di fermarle comunque, ma non era riuscito a sopravvivere. 
Aurora, sconvolta per la notizia, mormorò le parole “Maestro Merlino”. Poi si riprese e chiese a Morgana di occuparsi dei mostri. La strega, controvoglia, capì che era la cosa giusta da fare. 

Morgana uscì dalla fortezza ed usò i suoi poteri. Prima fece fluttuare tutte le salamandre e le scaraventò lontano. Poi creò una barriera invisibile che proteggesse Camelot da quelle creature. 

Visto quello che era successo gli abitanti si riversarono in strada a festeggiare e pregarono la strega di rimanere, invito che venne seccamente rifiutato. Aurora e Bambù, che erano più pazienti, spiegarono ai cittadini perché non potevano fermarsi.

Un fabbro, come ebbe sentito che erano alla ricerca della Gemma di Aìra, offrì loro in dono un paio di scarpe di ferro a testa. Sapeva che di tanto in tanto, almeno una volta l’anno, un abitante della foresta veniva a chiedere specificamente un paio di calzature molto pesanti e uno di loro gli aveva confidato che era proprio per gli effetti avversi dei poteri della Gemma.

Il gruppo, confuso, accettò il regalo (solo due paia di scarpe – erano pesanti!) e si mise in cammino per raggiungere la Foresta Antica. I sette si chiedevano come fosse possibile che il custode del Potere dell'Aria cambiasse così frequentemente?

Bambù aveva una mappa poco chiara. Seguendone le indicazioni sarebbero dovuti arrivare ad una specie di grotta, ma vedevano solo alberi.

Morgana notò una grande arcata di pietra e la indicò agli amici che non capivano. Nessuno degli altri vedeva un'arcata.
La strega era irritata perché gli altri sembravano non crederle. Prese con forza la mano di T-Gey e lo portò al portale facendoglielo toccare. La tigre confermò: non poteva vederla, ma c'era effettivamente una struttura di pietra.

Gli amici decisero allora di attraversare quell'arcata.


[Ludpat Mike] 

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