martedì 9 giugno 2020

Alla Ricerca Della Magia - Una Storia Di Gardaland --- CAPITOLO 30: Il villaggio dei folletti

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CAPITOLO 30: Il villaggio dei folletti

Il gruppo attraversò l'arcata di pietra che solo Morgana riusciva a vedere. Oltre questa vi era un villaggio di piccole case di pietra. 
Per le strade si avvicendavano disordinatamente degli individui bassi (saranno stati alti sì e no mezzo metro) e vestiti di verde. Era tardo pomeriggio e quei piccoli uomini stavano probabilmente tornando ognuno alla propria dimora.

Uno di loro vide i nuovi arrivati e gridò: - Intrusi! Hanno trovato il portale! Hanno la magia, mettiamoci in formazione di attacco! 
Quindi tutti si organizzarono in file non molto ordinate creando uno scudo di energia magica. Morgana rispose con un incantesimo che fece sparire in un attimo quella barriera.
Gli ometti erano confusi e spaventati e scapparono in tutte le direzioni disperdendosi. Si fece avanti Aurora dicendo che non avevano intenzione di far loro del male, ma cercavano solo la Gemma di Aìra per far tornare la magia nel mondo di Gardaland. 

I folletti erano dubbiosi e  dovettero consultarsi fra loro. Erano davvero tanti e molto simili fra loro.

Mentre quelli discutevano Aida e Bambù in particolare erano incuriositi da quel villaggio. C'era una strada principale più o meno dritta che partiva dal portale e si allontanava ben oltre le case. Da questa si diramavano numerose viuzze secondarie.
Le abitazioni erano veramente moltissime, tutte fatte in modo simile, con delle pietre, ma diverse per forma. Al massimo erano alte un metro e mezzo circa.

Gli ometti presero una decisione e permisero ad un componente del gruppo di assumere il Potere dell'Aria, ma sarebbe stato scelto da loro. Claudio propose anche che fosse uno dei folletti ad unirsi al gruppo, ma un portavoce del villaggio spiegò che lì ogni abitante aveva solo una frazione di potere della Gemma. In questo  modo tutti potevano godere della sua magia, ma nessuno sarebbe stato potente in modo eccessivo, tale da sopraffare gli altri. Così ogni solstizio d'inverno o di estate tutti i folletti, tenendosi per mano, con un particolare rito, si spartivano il Potere dell'Aria così che lo potessero usare anche eventuali nuovi nati (nascevano da un albero incantato in quei giorni dell'anno). Perciò il potere di uno solo di loro non sarebbe bastato. 

Il villaggio aveva designato Aida per diventare Fata dell'Aria.



Aida, separata dal gruppo, venne condotta dai folletti in una radura non molto ampia. Al centro di questa vi era una roccia in cui era incastonata una gemma gialla e lucente, non più grande di una nocciola. Il Sole cominciava a tramontare.

La maghetta aveva ai piedi un paio delle scarpe di ferro avute dal fabbro di Camelot. Le era stato detto che chi avesse portato il Potere dell'Aria sarebbe diventato così leggero da non essere più attirato a terra dalla forza di gravità. Per questo doveva affidarsi ad un oggetto molto pesante per rimanere attaccato al terreno e non volare via in modo incontrollato. 

Aida si fece coraggio e toccò la gemma con entrambi gli indici. Venne invasa da una scarica di energia, poi non provò più alcun timore per nulla. Ogni pensiero negativo era sparito. C'era solo una sensazione di beatitudine e di disinteresse per tutto. Qualsiasi preoccupazione era sparita dalla sua mente.

I folletti la riportarono al villaggio. Aida sembrava ubriaca. Bambù spiegò che chi assume il Potere dell'Aria ha una tendenza alla superficialità ed una amnesia per i ricordi negativi di eventi successi prima di aver  toccato la Gemma.

Morgana non sopportava di vedere la maghetta in quello stato. Le diede due schiaffi per farla tornare in sé. 
Questo funzionò in parte. Aida cominciò a ricordare chi fosse la strega, ma confessò di non avere idea di chi fossero gli altri.

Il gruppo si allontanò dal villaggio dei folletti per andare alla ricerca dell'elemento della terra. Durante il viaggio tutti cercarono di far ricordare all’amica la loro missione e le avventure che avevano vissuto insieme.



In una capanna ai confini di Lomur una contadina, Elisabetta (detta Betty), rincasò. Metà del suo raccolto era stato sottratto per ordine di Lord Siberius.

Ospitava un uomo, Sergio, che il giorno dopo dopo che Siberius aveva assunto il potere aveva bussato alla sua porta e la aveva implorata di dargli riparo. Per sdebitarsi la aiutava col lavoro nei campi ed in casa. Lui aveva appena smesso di spaccare della legna.

Betty si lamentò del nuovo Re Indiscusso. Le tasse erano aumentate di molto. Aveva paura di non riuscire a provvedere al suo bambino. Almeno il precedente Re Astor era un buon regnante, mentre Siberius sembrava solo un oppressore. 

Sergio sospirò e le disse di farsi forza. Forse sarebbe arrivato un aiuto prima o poi…



Quella sera i sette rimasero a riposare a casa di Bambù. 

Claudio giocò col piccolo Loto. Izumi, Aurora e Morgana chiacchierarono a lungo bevendo del tè. T-Gey e Aida si ritirarono presto, stanchi per la lunga giornata. 
Bambù, spaparanzato su un divano, guardava il figlio giocare col maghetto mentre Pagui su una poltrona leggeva distrattamente un libro sulla storia della magia. Qualcosa catturò l'attenzione del gabbiano, che chiese all'amico inventore: - Bambù, che cos’è il “Fiume delle Anime"?
Il panda rispose: - Se non ricordo male è un fiume che scorre vicino al luogo dove troveremo il Sasso di Àrret. 
- È vero quello che dice qui? Che può riportare in vita i torti?
- I morti, può riportare in vita i morti. Ma solo se avviene uno scambio. Un'anima per un'anima. 
- In pratica è un sacrificio…
- Sì, esatto. Ma perché questo interesse? 
- Niente, mi sembrava solo una cosa curiosa.
- Comunque è una leggenda di cui parlano in pochi. Soprattutto perché praticamente nessuno ne ha usato il potere. 
- Una leggenda… come Atlantide…
- Già…

[Ludpat Mike] 

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