mercoledì 24 giugno 2020

Alla Ricerca Della Magia - Una Storia Di Gardaland --- CAPITOLO 31: Monte Popa

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CAPITOLO 31: Monte Popa

L'indomani mattina i sette salirono sulla Globosfera e si teletrasportarono ai piedi del monte Popa, in Birmania. Era un vulcano ormai spento, sulle cui pendici erano stati costruiti numerosi templi dedicati al culto degli spiriti “nat".
Ma l'obiettivo del gruppo non era raggiungere uno di questi edifici, bensì addentrarsi nelle viscere del vulcano, dove era custodito il Sasso di Àrret. 
Cercando un accesso T-Gey scorse un fiume che arrivava (o proveniva?) ad una caverna ai piedi dell'antico vulcano. La Globosfera non sarebbe riuscita ad entrare in quel passaggio, ma lì vicino c'era quello che sembrava un deposito abbandonato di gommoni per fare rafting. C'erano anche dei remi per pagaiare. Le imbarcazioni, gialle e rotonde, erano in buono stato e grandi abbastanza da far accomodare tutti. 
Per sicurezza però si divisero: su un gommone Aida, Aurora, T-Gey  e Claudio, sull'altro Morgana, Pagui e Bambù. Se si fosse bucato uno dei due, ci sarebbe stata comunque un’imbarcazione disponibile. 

Scoprirono che il fiume scorreva nel senso opposto rispetto a quello utile, facendo allontanare i gommoni dalla grotta. Aida fece un incantesimo per invertire la corrente e questo permise al gruppo di entrare nella caverna.

L'interno del monte era buio, occasionalmente illuminato da rigagnoli di lava incandescente. Strano, non doveva essere un vulcano inattivo?
Morgana creò delle torce per tutti così che potessero vedere qualcosa.

Arrivarono alla fine della parte navigabile del fiume. Oltre c'era solo una grossa cascata, troppo ripida per poter essere percorsa con i gommoni. In una parete c'era l'apertura di un tunnel.

T-Gey rimase indietro per assicurarsi che la corrente non portasse via i loro mezzi di trasporto mentre il resto del gruppo andò avanti seguendo la galleria, che sembrava costruita dall'uomo. 

Gli amici giunsero ad un bivio. Il tunnel che avevano seguito terminava a T con due aperture.
Esplorando quegli ingressi con la torcia, Claudio trovò dei simboli. Bambù osservò le inscrizioni e riconobbe in una la figura che nei libri era associata al Sasso di Àrret. 
Anche Pagui indagava quelle immagini e ricordò di aver visto quella vicina all'altro ingresso mentre leggeva del Fiume delle Anime. Avvicinando l'orecchio poteva inoltre sentire il rumore di un corso d'acqua. Tenne per sé queste scoperte. 

Il gruppo prese la strada indicata da Bambù. Dopo pochi passi il gabbiano disse che non si fidava di T-Gey e quindi sarebbe tornato ai gommoni. A nulla valsero le proteste degli altri, Pagui era irremovibile sulla sua decisione ed insisteva per essere lui e nessun altro a tornare indietro. 

Bambù intuì le vere intenzioni dell'amico e gli chiese con calma: - Sei sicuro? 
- Sì, assolutamente. 
Poi il panda gli sussurrò all'orecchio: - È un addio?
Il gabbiano rispose con rassegnazione, senza farsi sentire dagli altri: - Sì, è un addio…
- Pensaci bene, non si torna indietro. 
- Lo so.
- Spero cambierai idea prima che sia troppo tardi. 

Dopo aver detto questo Bambù abbracciò Pagui. Nell'oscurità non si vedeva, ma entrambi avevano gli occhi lucidi.

Si separarono e proseguirono in direzioni opposte. 



Pagui aveva preso una decisione. Se si fosse sacrificato al Fiume delle Anime Prezzemolo sarebbe tornato in vita e lui e Aurora sarebbero stati felici insieme. Tra l'altro aveva il presentimento che il drago sarebbe stato più utile per contrastare Lord Siberius.

Prezzemolo era stato fortunato in vita. Aveva trovato una persona speciale che aveva ricambiato i suoi sentimenti. 
Non era andata così per Pagui. Si era innamorato di qualcuno che di certo non poteva riamarlo. Aveva già una famiglia e pure un bambino. Era il suo migliore amico, Bambù. 

Il gabbiano aveva sperato che andare a vivere lontano, a Rio Bravo, lo avrebbe aiutato a cambiare idea e a dimenticarsi della sua infatuazione, ma il destino lo aveva fatto ritrovare con l'inventore. Ed era tornato tutto come prima. Questo lo faceva soffrire davvero tanto.

Anche il canto delle sirenette lo aveva confermato: la visione del suo più grande desiderio era stata proprio un panda, Bambù. Non un panino come aveva detto agli altri sembrando uno sciocco.

L'amico lo aveva capito, ma non poteva fare altro che essere gentile con lui. Magari non lo fosse stato! Magari lo avesse allontanato! 

Ma ormai era arrivato al Fiume. Lo assalì il dubbio. Era la cosa giusta da fare? Ne valeva la pena?

Chiuse gli occhi e fece un lungo respiro.



Gli altri erano giunti all'ingresso di una sorta di camera. Sembrava un piccolo tempio. C'erano un gong, un altare di pietra e vari bastoni (forse scettri sacri?) a terra. Pareva che fosse stato abbandonato in fretta.
Lungo le pareti scorrevano dei rivoli di lava. 

Per terra al centro della camera si trovava un sasso verde grande come un pugno: il Sasso di Àrret. Aurora ne avrebbe preso il potere e sarebbe diventata Strega della Terra.

Claudio guardava incuriosito uno dei ruscelletti incandescenti, che ad un certo punto perse qualche goccia di lava. Questo fece spaventare il ragazzo che fece un balzo all'indietro, perse l'equilibrio, cercò di fare qualche passo per stare in piedi, ma cadde. Nella caduta, senza volerlo, spinse lontano Aurora. Mentre il maghetto si rialzava preoccupato per la principessa mise una mano sul Sasso di Àrret. 

Venne percorso da una strana energia e poi si sentì stanco, come se avesse la carne greve. 

Morgana lo rimproverò: - Ma che hai fatto? Dannazione! Non sai neanche stare al tuo posto, tu inutile…
Aurora la interruppe: - Morgana, calmati. Questo è il volere del fato. Doveva succedere e basta.

La terra iniziò a tremare, i rivoli di lava cominciarono a perdere molta sostanza incandescente. 

Come preso da un istinto, Claudio fece un incantesimo e bloccò la lava. Capì che il vulcano non era spento, ma solo controllato dalla magia. Quindi ampliò l’azione dell’incantesimo e tenne a bada il vulcano. 

Non sapeva per quanto (e se) avrebbe funzionato, quindi invitò tutti a correre via da lì. Poi tese una mano verso Aurora per aiutarla a rialzarsi, ma Bambù lo fermò. Spiegò che ora Claudio aveva una forza sovrumana difficile da controllare, quindi anche solo stringere la mano di qualcuno sarebbe potuto esitare in una frattura della mano del malcapitato. 

Quindi Bambù e Aida aiutarono la principessa e dopo tutti si avviarono rapidamente verso l'uscita. 

Lungo la strada, con grande sorpresa incontrarono… Prezzemolo! 



Lo Scettro dei Cinque Elementi si era illuminato di verde. Ora Lord Siberius non poteva più ignorare la cosa e chiese allo strumento incantato di fargli capire cosa stesse succedendo.

Esso produsse uno schermo di fumo in cui il Re Indiscusso poté vedere i suoi nemici ottenere i poteri del Fuoco, dell'Aria e della Terra. Evidentemente speravano di contrastarlo con la antica magia dei Quattro Elementi. Erano riusciti a trovare una scappatoia ed ora Siberius non era più l'unico mago al mondo. 

Voleva contrastarli, ma avrebbe dovuto scegliere accuratamente ed in fretta la sua mossa successiva: andare ad Atlantide per distruggere la Roccia di Aùkka o attenderli a Lomur assemblando un esercito più potente con più calma?


[Ludpat Mike] 

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