CAPITOLO 28: Madre e figlio
Le guardie fornirono agli stranieri delle particolari tute con casco, così che potessero respirare sott'acqua ed essere a loro agio mentre venivano condotti nel Castello Sommerso.
La sala del trono era un ambiente sottomarino e sontuoso, con mosaici preziosi ricchi di verde, blu e rosso. Alcune pietre lucenti illuminavano quel luogo.
Vi erano due seggi. Uno era vuoto, sull'altro era seduta una sirena anziana dagli occhi grandi ed azzurri con una corona di coralli rossi, i capelli argentei raccolti in un’unica treccia. Si alzò e, fluttuando, si avvicinò al gruppo dei nuovi arrivati.
Li accolse sorridendo: - Salve, stranieri. Benvenuti ad Atlantide o, come dicono alcuni di voi terrestri, “il regno perduto". Io sono la regina Giunone. Voi chi siete? E cosa vi porta qui?
Il gruppo si presentò e spiegò tutto.
Quando la sovrana sentì parlare della Roccia di Aùkka il suo sorriso scomparve per un attimo. Poi si ricompose, ma la cordialità ora sembrava forzata: - Non so proprio di cosa stiate parl…
In quel momento nella sala entrò un giovane tritone, di bell’aspetto. Capelli biondi ed occhi azzurri. Si rivolse alla regina: - Madre, chi sono i nostri ospiti?
La sirena rispose: - Livio, sono stranieri che stanno cercando una cosa, ma non ti preoccupare. Ho la situazione sotto controllo. Puoi and…
Il principe non la lasciò finire e parlò direttamente con il gruppo: - Benvenuti! Cosa state cercando?
La regina, ora innervosita, invitò il figlio ad andarsene e a lasciare che fosse lei ad occuparsi della questione. Ma lui era curioso e voleva sapere. Con riluttanza la madre gli permise di partecipare alla conversazione e si sedette sul suo trono.
Bambù spiegò anche a Livio che erano alla ricerca della Roccia di Aùkka e come fossero arrivati a quella situazione.
Il principe si fece serio: - E siete sicuri che il vostro piano funzionerà?
Il panda ammise: - Non lo so, ma lo spero.
Il giovane sospirò: - Capisco… - e poi guardò la madre.
La regina rispose ad una domanda che non era stata fatta: - No, non se ne parla. Lo sai cosa succede. Quella roccia è una maledizione per la nostra famiglia.
Livio spiegò: - La famiglia regnante di Atlantide è la custode del Potere dell'Acqua. Questo potere ci permette di difenderci da eventuali minacce. Ma chi porta quel potere è destinato ad una vita di sofferenze. Da un certo momento in poi comincia a rallentare i suoi movimenti fino ad una vera paralisi. Chi lo porta è destinato a diventare come una statua, bloccato per sempre… venite con me.
Mentre la regina lo rimproverava con lo sguardo, il principe mostrò ai suoi ospiti un'altra sala del Castello Sommerso. Sembrava un museo. C'erano molte statue in bronzo di tritoni e uomini dall'aspetto dignitoso, ma triste.
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- Queste sono raffigurazioni dei vecchi re di Atlantide, ritratti nella fase finale della loro vita, quando ormai erano del tutto succubi degli effetti negativi del Potere dell'Acqua. Quelli che tengono in mano un tridente hanno partecipato ad almeno una grande battaglia. È per questo che mia madre non vorrebbe che io vi aiutassi. Perché sa che destino mi aspetterebbe se prendessi quel potere.
Livio condusse poi il gruppo in una enorme camera da letto, al centro della quale si trovava un imponente baldacchino con delle tende. Rimasero tutti sull’uscio ed il principe spiegò che dietro quelle tende vi era il re, suo padre, ormai quasi del tutto paralizzato nonostante non possedesse più alcun potere dopo che Siberius aveva fatto sparire la magia dai maghi.
Infine portò tutti in un giardino sottomarino, ricco di anemoni e coralli colorati. Sedette su una panca e invitò gli altri ad imitarlo. Decise di aiutarli: - Voglio credere che il tuo piano possa funzionare, Bambù. Voglio essere dei vostri e riportare la magia nel mondo. Ma non posso farlo sapere a mia madre ora… Faremo così: cercherete gli altri maghi che portino gli altri poteri e poi suonerete questo – diede ad Aurora, che gli era più vicina, una specie di fischietto – È un emettitore di sonar. Potrò udirlo a qualsiasi distanza se avrò con me questo ricevitore – disse mostrando una grossa conchiglia – Allora io prenderò il potere della Roccia di Aùkka e vi raggiungerò entro un giorno.
Poi cambiò argomento: - Avete fatto una lunga strada, sarete stanchi. Fermatevi a riposare. Abbiamo un'ala del castello adatta agli ospiti terrestri, con numerose camere.
Il gruppo accettò di buon grado l'invito.
Venne organizzato un banchetto e un coro di tre sirenette, le piccole principesse sorelle di Livio, si esibì con una canzone, lasciando tutti estasiati dalla bellezza di quelle voci. Quel canto andava a toccare le corde più profonde dell'animo degli ascoltatori facendoli pensare alle cose più belle della loro vita, ai loro desideri e alle loro speranze.
Dopo quel piacevole momento gli ospiti si ritirarono nei loro alloggi.
Claudio prese da parte Aida e le rivelò che aveva avuto una visione di loro due insieme. La maghetta, imbarazzata, non volle commentare, accelerò il passo e si chiuse nella sua camera.
Aurora volle parlare da sola con Livio. Lo ringraziò per quanto stava facendo per il gruppo e per il mondo e aggiunse che, se il tritone avesse preferito, avrebbe potuto assumere lei il Potere dell'Acqua.
Ma il principe non ne volle sapere. Quel potere doveva restare agli atlantidei. A qualunque costo.
Poi, curioso, chiese alla maga: - So che i terrestri quando sentono cantare una sirena hanno delle visioni. Cosa hai visto durante il canto delle mie sorelle?
Aurora rispose: - Ho visto il mio amato. È venuto a mancare da poco… A causa di Lord Siberius…
- Mi dispiace. Anche noi stiamo soffrendo per colpa sua. Mio padre, seppure paralizzato, poteva ancora essere autosufficiente grazie alla magia. Ma ora sta solo aspettando…
- Forse può recuperare i poteri toccando di nuovo la Roccia di Aùkka. Morgana era Strega di Fuoco e ora Ha riottenuto i suoi poteri.
- Glielo ho già proposto, ma non vuole. Gli sembra innaturale ottenere un potere così grande due volte.
- Capisco… Sembra un uomo molto saggio.
T-Gey, Morgana, Bambù e Pagui stavano raggiungendo le loro stanze.
Un po’ per fare conversazione e un po' per curiosità la tigre chiese agli altri che visione avessero avuto.
Bambù rispose che aveva visto sua moglie e suo figlio.
T-Gey commentò: - Come sei noioso. Io ho visto un tesoro immenso. Oro, pietre preziose. E sapevo che era tutto mio!
Morgana lo provocò: - Era maledetto come quello nel Tempio, felino?
La tigre, con stizza, replicò: - Ovviamente no… E tu cosa hai visto, strega?
- Un campo di fiori. Con tanti colori. E i miei scorpioni a farmi compagnia.
Vedendo che Pagui se ne stava zitto, gli chiese della sua visione.
Con imbarazzo il gabbiano balbettò: - Ehm… un… un pa… un panino…
- Un panino? – chiese la donna sorpresa – Pagui, non ti facevo così superficiale. La tua visione è quasi peggio di quella del felino…
- Già… - ammise lui, con una voce quasi triste.
[Ludpat Mike]
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